Molti pezzi facili

Avevo pensato di intitolare questo pezzo “cinque pezzi facili”, come il film con Jack Nicholson, ma ormai si sta consolidando un filone giurisprudenziale sull’uso di strumenti di intelligenza artificiale e i provvedimenti sono sempre di più. Ne sono esempi le sentenze nei provvedimenti diversi tribunali: Milano, Torino, Latina, Roma… altri ne seguiranno certamente ed è di questi giorni una sentenza della Cassazione (la n. 25455 Anno 2025) che cassa una sentenza della Corte d’Appello di Torino per erronea motivazione in quanto la Corte di secondo grado fa riferimento a «principi giuridici non affermati da questa Corte di legittimità» (1)

Tuesti provvedimenti sono la reazione al grande equivoco sull’uso dei grandi modelli linguistici: si crede che questi modelli “pensino“, ma in realtà fanno una cosa diversa. Essi allineano parole utilizzando strumenti statistici di elevatissima complessità. Il risultato è quasi sempre estremamente convincente sia dal punto di vista della coerenza linguistica sia dal punto di vista della pertinenza. Però non è il risultato di un pensiero ma di una elaborazione statistica.

E ciò significa che può succedere che in discorsi tecnicamente complessi il risultato non sia del tutto pertinente, o che magari si soffermi su premesse ben note alle parti del processo e lasci invece in secondo piano il punto centrale è fattuale della vicenda.

Tutte le sentenze e i provvedimenti che ho citato assumono un atteggiamento preciso: il fatto che l’atto sia composto utilizzato l’intelligenza artificiale non rileva: rileva come è stato pensato, organizzato e prodotto l’atto, sia che si tratti di un ricorso o di una sentenza.

La responsabilità è ancora chiara. Per ora.

note:

  1. Oltre alla cassazione già citata, segnaliamo il primo provvedimento del Tribunale delle imprese di Firenze, ordinanza 14 marzo 2025 e poi anche Tribunale di Torino n. 2120 del 2025; Tribunale di Roma n. 9347 del 2025; Tribunale Milano Reclamo RG 32492/2025; Tribunale di Latina n. 1034/2025;.