Le mucche se non le mungi esplodono (di gioia)

Sono estremamente grato al testo di Teodora Mastrototaro per tante ragioni, a partire dal titolo: “Le mucche se non le mungi esplodono (di gioia)”. Questa immagine riprende uno dei tanti luoghi comuni sugli animali da allevamento, che sarebbero sfruttati per il loro bene. Nel caso delle mucche questa diceria, che la mungitura sia necessaria per loro stesse e non una pratica violenta di sopraffazione da parte degli umani nei loro confronti, mi ha sempre destato una fortissima indignazione.

La mungitura non ha nulla di “naturale”, come ci si immagina invece nella falsa coscienza specista. Scrive l’attivista e artista Sunaura Taylor in relazione alla produzione del burro: “...fare le cose ‘naturalmente’ è spesso un compito molto più complesso di quanto pensino molti onnivori. Per prima cosa un operatore ‘munge’ lo sperma di un toro, nel senso che lo masturba. Quindi, l’allevatore che ha acquistato quello sperma spinge il braccio su per la vagina di una mucca per inseminarla artificialmente. Un vitello comincia a crescere, e alla fine il corpo della mucca inizia a produrre un alimento perfettamente adatto a quel vitello. Ma le mammelle della madre, invece di essere prese in bocca al vitello, sono inserite in coppe di metallo rivestite di materiale sintetico. Il latte viene aspirato, attraverso dei tubi, in una grande vasca. Poiché i capezzoli vengono strizzati ripetutamente dalla macchina, deve sopportare dolorosamente lacerazioni e mastiti – un’infezione della mammella – che spesso causano la presenza di pus nel latte. Nel frattempo, molto probabilmente alla mucca sono stati somministrati ormoni, ed è stata manipolata geneticamente in modo da produrre fino a dieci volte la quantità di latte che produrrebbe naturalmente. Di conseguenza, il suo corpo è sotto costante stress, ed è a rischio di svariati problemi di salute, che inducono l’allevatore ad aggiungere antibiotici a questo cocktail ‘naturale’. Quindi, invece di nutrire il vitello, il latte viene portato nelle fabbriche dove viene separato, analizzato per determinare il contenuto di grassi, pastorizzato per distruggere enzimi e microrganismi, aspirato in un bidone elettrico tramite uno scambiatore di calore a piastre, separato di nuovo e nuovamente rimescolato. Ecco qua il burro ‘naturale’!” S.Taylor, Bestie da soma, Edizioni degli animali, Milano 2021, pp. 249-250.

Dall’immagine sfolgorante della mucca che esplode di gioia, passiamo al sottotitolo del libro di Mastrototaro, che ci prepara al corpus del testo: (crudeltà sugli animali, un inventario). I versi della poetessa sono preceduti da una notizia, con data e luogo, di un evento che ha coinvolto uno o più animali, spesso riportando delle situazioni che hanno rappresentato uno snodo anche per i movimenti antispecisti: si passa infatti dalla detenzione degli orsi e delle orse del Casteller in Trentino, ai macachi su cui viene indotta la cecità per la sperimentazione del progetto Light-up dell’Università di Parma, fino ad arrivare ai grattacieli costruiti in Cina per allevare e macellare milioni di maiali. Questi episodi rappresentano quindi anche una sorta di calendario e di diario del rapporto malsano che esiste tra gli umani e gli altri animali. In poche righe la poetessa ci espone la situazione sotto forma di flash news breve ma carica di significato sia per gli animali coinvolti che per le persone che hanno lottato e sofferto per loro.

A volte non c’è nella notizia nemmeno un commento riportato, prima dei versi successivi, altre invece scorgiamo alcuni momenti significativi racchiusi sempre in poche parole: “20 settembre 2023 Sairano – tutti i maiali del rifugio Cuori Liberi sono stati abbattuti. Molti attivisti e attiviste sono stati picchiati, presi a calci e pugni e manganellati, alcuni fatti salire sulle camionette della celere e portati via senza rispettare i protocolli di sicurezza e sanificazione e per uno di loro colto da malore non è stato chiesto soccorso dalle forze dell’ordine” [pagina 64]. Questa vicenda, ad esempio, ha mobilitato decine di migliaia di persone in tutta Italia, nel mio piccolo ne scrissi proprio per Ghinea e partecipai al grande corteo svoltosi a Milano a difesa dei santuari e rifugi per animali liberi. Mastrototaro ci lascia pochi versi a commento, parole che scolpiscono momenti di lotta che si sono impressi nel corpo di chi ha lottato:

* Il corpo pieno di lividi sembra la superficie della luna conficchiamo la bandiera o in caso il manganello. Vince chi è più celere.

Sempre nel 2023, “il granchio blu è stato portato sulle coste italiane dalle acque di zavorra, diventando subito un nuovo ingrediente culinario”. Proprio qualche giorno fa ho visto un servizio della trasmissione TV “Report” che raccontava la crisi dell’allevamento delle vongole in seguito alla invasione di questa specie aliena: la soluzione è stata alla fine trovata raccogliendo i granchi, uccidendoli e inscatolandoli, pronti per invadere (questa volta pacificamente) i mercati esteri ed essere trattati come ingrediente gourmet da chef stellati.

Ricompare subito dopo nei versi dell’autrice anche la mucca da mungere del titolo, che però questa volta non esplode di gioia ma stramazza per la fatica: “13 aprile 2018 Svizzera – morta a ventun anni la mucca Haiti, mucca da latte da record. Ingravidata artificialmente, in venti anni ha prodotto 200.000 litri di latte per l’allevamento”. I corpi degli animali non reggono i ritmi imposti dalla cattiveria e dall’insensibilità umana, la violenza è brutale e pervasiva, nel testo conosciamo la tragica fine di gatti, elefanti, cani, asini, conigli: massacrati, torturati, smembrati, imprigionati o lanciati nello spazio. Nonostante l’autrice ci presenti delle situazioni provenienti da ogni parte del mondo, la geografia umana dell’introiettamento della insensibilità alle vittime animali è una cosa trasversale.

Oltre che un inventario, il testo si presenta anche come una cartina dell’indicibile e del normalmente non rappresentato: per questo ci è utile, perché ci indirizza in un territorio che in generale ci sovrasta e ci può rendere inermi. A questi animali viene restituito un nome, una storia, un racconto e quindi un posto nel nostro mondo. Come ci fa notare Bianca Nogara Notarianni nella sua bella introduzione, “Il lutto, ci spiega tanta teoria politica, è anche vettore di comunità – siamo anche coloro che piangiamo”. Per questo motivo i volti, le storie e i nomi di questi animali che abbiamo conosciuto grazie al libro di Teodora Mastrototaro possono diventare una parte di quella comunità che sogniamo, una comunità fatta di esseri umani ma anche di gatti ed elefanti, di cinghiali e granchi blu, una comunità che un giorno celebreremo come la gioia esplosiva della mucca che non viene più munta e non piangeremo più questa serie interminabile di violenze e di lutti.

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