D: Che cos'è la complessità? S: E' la Babele D: Non è una risposta S: Se avessi studiato un pochino lo capiresti D: Eddai non fare il bacchettone, e comunque conosco la storia, non c'è una risposta, è solo un'altra domanda. Potrei dunque chiederti, perché gli uomini di Babele han fatto quella fine, potevano evitarla? S: Beh il mito di Babele è un “mito cautelativo” D: Comincio ad odiarti.. S: Non c'è una cazzo di risposta, smetti di fare inutili domande e datti da fare!
D: Beh sai, non è così facile, anzi e greve ed oscuro essere nella complessità, nessuna direzione è giusta, o tutte lo sono, come nella tua Babele delle lingue. S: Lo sento anche io, forse dovremmo prendere alla lettera certi miti, se Babele è una torre allora scendere è la cosa più ovvia. D: Cheddici.. siamo al terzo piano, se scendiamo in strada risolviamo qualcosa? Oltre ad intirizzirci per il freddo? S: Abbiamo solo immagini, no? Scendere spesso vuole dire ascoltare ciò che sta in basso, il respiro, lo stomaco, le budella.. rallentare.. D: Sento che se mi fermo scoppio a piangere, penso che penso solo per non cadere nella disperazione.
S: E' una possibilità migliore di altre D: Cadere nella disperazione? Potremmo non uscirne S: Siamo su una torre, cadere è la cosa più ovvia, la disperazione potrebbe essere più morbida del terreno. Ora che ci penso, tu hai mai visto la terra? Dicono sia un mondo vastissimo. Non sei un po' curioso?