In memoriam

La telefonata arrivò un pomeriggio di fine inverno, il sole che resisteva sempre più a lungo iniziava a scaldare l’atmosfera, non era sgradevole intrattenersi all’esterno. Ero al lavoro. Una voce sconosciuta chiese se ero proprio io, nome e cognome, il dottor nome e cognome corresse subito. Certo che ero io e lui? – Carlo Cannavacciuolo. - Chi cazzo era? – Il fratello di Maurizio… – suggerì la voce. Iniziai a fare luce, Maurizio Cannavacciuolo era un ex utente del servizio, inviato da noi dall’ospedale San Gregorio Magno per le malattie infettive tramite intercessione dei Servizi Sociali. Ricordai i suoi riccioli neri, la voce forte ma confusa. Diabetico, AIDS, compromissione neurologica, un vero ritardo mentale acquisito in età matura, per quanto possa essere maturo un quarantenne che alla faccia dei problemi di salute continua a usare eroina quotidianamente. Oppure alcool fino a stordirsi, come avevamo potuto constatare. In fondo però era simpatico, un buono sfortunato. Il fratello era molto peggio di lui ricordavo, un personaggio sgradevole seppure, come certi meridionali, era affezionato alla famiglia, si prendeva cura di Maurizio. – Ebbene? - Posi la domanda con un tono che mi suonò sgarbato, senza intenzione ma la considerazione dell’interlocutore ebbe la meglio inconsciamente sulla falsità del comunicare civile. Lui sembrò imbarazzato. – Insomma, cioè, volevo… - Stavo per stufarmi quando finalmente lo disse. – Maurizio è morto, volevo dirvelo. - Oh… sebbene per un personaggio del genere la morte sia una possibilità sempre presente la notizia mi colpì. Mi tornò in mente un pranzo di Natale, o forse era Capodanno, lui nel bagno dell’agriturismo con la siringa dell’insulina nel braccio, un signore nemmeno troppo anziano che corre via gridando “un drogato, un drogato”. Per carità, drogato lo era certamente ma non in quel momento in cui si apprestava a dedicarsi agli gnocchi alla bava. Non potei fare a meno di essere adeguato alla circostanza. – Mi dispiace, le mie condoglianze… Quando sarà il funerale? A Torino, no? - – Ah, no… Cioè, volevo dirvelo ma mi sono dimenticato… Mio fratello è morto due mesi fa. Mi sono ricordato di voi solo oggi, vi ho chiamato subito. - Subito, bene! Bravo. Mi lasciò senza parole, che dire ancora a un cazzone del genere? Mi sforzai. – Oh… E come è morto? Era a casa? - – No, no era in casa, l’hanno trovato nel parco di via Artom… - – Sotto casa allora. Stava lì. - – Stava nel parco, sì, su una panchina… – un attimo di silenzio, cervello che gira al massimo – Ah… no, cioè sì... abitava da noi se intende questo. – Intendevo questo. – Era stato in una comunità alcuni mesi… A Vercelli. Dopo che era uscito da voi voglio dire. Qualche mese a casa ma non ce la faceva. Depressione, non si curava, non portava soldi nemmeno andava a fare solo la spesa, niente… L’avevo indirizzato in quella comunità ma non gli piaceva, si trovava male. - – Capisco, ma la causa della morte? - – Non si sa… Forse un infarto, forse un malessere… C’erano delle siringhe sotto la panchina allora le malelingue hanno cominciato a mettere in giro certe maldicenze, bastardi, come fossimo una famiglia di drogati. Noi! - Se non voi chi? Ero tentato di dirglielo ma tacqui per decenza. – In casa non stava bene. – riprese – Ci hanno tagliato la luce, il gas… non si riusciva a vivere, non si riesce. - – Come è possibile che vi abbiano tagliato tutto? – domanda retorica. – Ti ricordi Maria Concetta? – passa al tu, siamo diventati amici? – La mia ex fidanzata, sì, ex compagna? Era venuta un paio di volte a trovare Maurizio quando era ricoverato da voi… - Come poter dimenticare quella visione orrenda? Una ragazza presumibilmente ancora giovane ridotta in quello stato penoso. – Sì, sì la ricordo, certo. - – Ebbene… Quella puttana era una drogata! – cazzo, che scoperta sorprendente – Per più di un anno ha preso i soldi che le davo per pagare le bollette, per più di un anno, e andava a farsi. Poi diceva che aveva pagato. Quando sono arrivati arretrati di un intero anno, da quando stavamo insieme, ha svuotato la casa ed è scomparsa. Tutto ci ha portato via, televisore, computer, telefoni, anche una poltrona che le piaceva… pure delle pentole! Aveva sicuro qualcuno che l’ha aiutata, ‘sta bastarda, se la trovo non dico cosa le faccio, ma glielo faccio, oh sì che glielo faccio. - Tra tutte le storie di tossici che avevo sentito questa sembrava una delle migliori. – Ma adesso? Ve l’hanno riallacciata la luce? Il gas? - – E come? Chi cazzo ce li ha i soldi per pagare? Quelli vogliono tremila euro come anticipo, poi ratizzano, rattizzano... cioè fanno a rate quello che resta. Ogni mese ti prendono un tot dallo stipendio. Ma chi ce l’ha uno stipendio. Sono rimasto solo, non c’è nessuno che lavori… - – Ma non lavoravi? Ricordo che dicevi ti avevano assunto in Fiat. No? - – Ah, sì, bella roba la Fiat! Quei bastardi si sono inventati che là dentro rubavo e mi hanno licenziato. Bella gente lì, cazzo. - Proprio inventato se lo saranno – Cavolo! – fingo pure stupore, che falso che so essere – Ma allora come vivi? Cosa fai? - – Ogni tanto faccio il parcheggiatore davanti alla Fiat, proprio nel parcheggio grande, qualcosa si tira su… Poi mi arrangio… - Me lo vedo, li fa parcheggiare, magari gli vende pure qualcosa, fumo, roba... poi, con comodo, gli apre l’auto e si prende quello che c’è. Me lo vedo davanti agli occhi. – Una volta però, – ha preso il via – una volta è arrivato un mio ex collega, uno di quei bastardi. Penso che siano loro che rubavano e hanno accollato tutto a me, ‘sti stronzi… Mi sono nascosto perché non mi vedesse, poi quando è entrato a lavorare gli ho sistemato per bene la macchina. Una bella sorpresa gli ho fatto a quel porco, pure un’Audi si era comprato… Però adesso è meglio non mi faccia vedere tanto in quel parcheggio, non si sa mai. - Certo che se ti trova lì il tuo ex collega ti sistema per bene, il solito furbo. – Ma così non hai nemmeno quel lavoretto, chiamiamolo così. - – Ecco, nemmeno quello. Vita infame! Sono andato dall’assistente sociale ma dice non può fare niente quella troia, dice che ormai mi hanno dato tutti i contributi che potevano, ora ci sono tanti altri che hanno bisogno… Vorrei proprio vedere se hanno più bisogno di me, vorrei proprio vedere. Mi ha anche detto di trovarmi una comunità dove andare, ma loro non pagano più. Già quattro comunità mi hanno fatto fare, dicono… Certo che se mi mandi in certi posti del cazzo come puoi pensare che una persona viva, reale, stia lì dentro? Non sono mica un manichino che lo metti lì e lui resta lì… Nessun aiuto mi danno, bastardi! - – Ok… – mi sfugge il suo nome – Va bene signor Cannavacciuolo, la ringrazio per la notizia per quanto brutta della morte di suo fratello, le porgo nuovamente le condoglianze, mie e dei miei colleghi. – passo al lei, rimettiamo un po’ di distanza. – Ah… ma non potete fare qualcosa voi? Qualcosa… tipo convincere l’assistente sociale che ho proprio bisogno di quei soldi. Con gli arretrati non pagati dell’affitto sono soldoni… gioco tutte le settimane tre volte al superenalotto, gioco al lotto, ma non vinco mai, cazzo. Una vincita mi metterebbe a posto per la vita, dio bastardo, ma non viene mai. - Mi viene da ridere, fatico a trattenermi. – Il gioco non è mai un modo per tirare su quattrini, pensi a qualche lavoro, lavoretto, qualcosa di onesto, di regolare intendo… Vada al centro per l’impiego. Ai servizi sociali, poi, non chieda soldi, chieda un aiuto per lavorare. Si tiri su le maniche qualcosa succederà. Non saprei dirle altro. - – Eh sì, bei discorsi fate voi tutti eh! Fate tutto facile, voi… – avverto ostilità crescente – Pensi un po’ oggi per esempio ho solo dieci euro nel portafoglio, tutto quello che mi è rimasto! Dieci euro! Cinque se ne vanno per le sigarette, via, ne restano altri cinque, eh! Vado al supermercato per mangiare, con cinque euro devo scegliere, così sono ridotto, o mi prendo un panino e non ho più niente per bere o mi prendo due birre e non mangio. Ovvio che scelgo le due birre, bere è più importante, no? Bene, vede come mi fanno stare i vostri discorsi? Tutti a parole sono d’aiuto, quando hai bisogno nessuno ti da un euro, nessuno. Bastardi! Bei bastardi siete… - Cade la linea, o forse ho riattaccato io, forse ha finito il credito. Bel bastardo che sarei?