Pensieri notturni

Un cane guaiva in uno degli appartamenti vicini, lo sentiva lontano ma probabilmente i muri attutivano i suoni. Probabilmente. Poi poteva anche non essere un cane, magari la doccia di qualcuno o una lavatrice… ma chi si fa una doccia alle tre del mattino? Più o meno vale anche per la lavatrice, ok, la vicina del piano di sopra fa lavatrici anche in piena notte ma proprio per questo il suo rumore è inconfondibile. Sembrava un cane, le tonalità disperate di qualcuno chiuso da solo in una casa che magari non conosce, magari i proprietari erano a dormire nella stanza accanto ma il cucciolo non l’aveva ancora capito. Pensò ai suoi gatti, Tommy e Aurora, loro sapevano tutto di lui, non piangevano la notte, se volevano dormivano con lui sul lettone altrimenti si sceglievano un giaciglio a piacere. Magari in una notte ne cambiavano tre, quattro. La cosa principale era comunque che i gatti non hanno un padrone, vivono con un amico, alla pari, qualcosa che chi non ha gatti non può capire. Aveva spesso sentito gente, anche stimata, che considerava seria, dire qualche sciocchezza sui felini, poveri, gli umani, non i gatti. Chi non ha o non ama i gatti si considera una persona normale, forse lo è, ma è comunque diversissimo da chi vive, convive, e quindi apprende l’enorme sapere che questi trasmettono agli amici. A ben pensare ci sarebbe pure da chiedersi se non sono i Felix Silvestris Catus i padroni, e gli umani le vere bestie… Lasciò perdere le divagazioni, il guaito era cessato, solo qualche auto in lontananza. Ricordò gli anni trascorsi a Torino, dove il rumore del traffico non cessava mai del tutto, anche la notte… No, basta. Perché non riesco a concentrarmi? si chiese. Perché sono le tre di notte passate e stai a rimuginare sui tuoi guai si rispose. I tuoi innumerevoli guai. Scacciò anche questo pensiero, scacciò il programma per il giorno a seguire che stava emergendo alla coscienza. Curioso come, se non dormi, l’ora è della notte, se ti svegli è del mattino. Le tre di notte sono diverse dalle tre del mattino. Ma che cazzo vado a pensare! Si alzò, in cucina versò nel bicchiere del latte che scaldò nel microonde. Molti amici… un momento no, qualche amico, che poi nemmeno tanto amico può essere se pensa queste cose, dicono che i forno a microonde rovina i cibi. Praticamente li avvelena. Ma come cazzo vanno a pensare certe idiozie? Come i cibi transgenici, da bandire, se solo li tocchi ti trasformi in un alieno, un alien che rischia di uscirti dallo stomaco. Daniel usava il microonde, senza problemi, come senza problemi si beveva il latte di soia geneticamente modificata. Lo comprava apposta, una marca spagnola, quando aveva trovato la scritta “de cultivos de plantas genéticamente modificadas” quello era diventato il suo latte. Ci fosse stato avrebbe comprato anche il latte vaccino modificato, alla faccia dei complottisti del cazzo. Coglioni! Ok, si disse, ora che hai pure fatto la tua ramanzina progressista puoi tornare a letto? Ci torno solo se ho qualche speranza di dormire, altrimenti è inutile. Certo, ma se nemmeno ci provi è sicuro che non dormirai. Per interrompere il teatrino interiore si buttò sul letto, fissò per un attimo le ombre lunghe che i lampioni proiettavano sul muro, chiuse gli occhi cercando, allo stesso tempo, di chiudere la mente.