Storie di Mario – 1

Si guarda le spalle. Passa dall’altra parte della strada dove gli alberi del viale lo possono coprire, poi sta scendendo la notte e i lampioni sono di là. Arrivato al punto X, come lo chiama lui, il punto del tesoro, si siede tranquillamente su una panchina e aspetta. Passano cinque minuti buoni, riesce a vedere l’orologio sul campanile gotico del duomo svettare tra i tetti. Nessuno in vista. Nessuno arriva, se qualcuno lo stava seguendo si sarebbe fatto vedere. La luce dei fari preannuncia un’auto che passa veloce, la città è rintanata in casa all’ora di cena. La primavera deve ancora sbocciare. Con un’improvviso balzo scende dalla panchina e raggiunge la discesa che porta alla riva del torrente che scorre là sotto. Con la luce dello smartphone cerca il gruppo di pietre, controlla anche allargando il campo che non ci siano nutrie o ratti grossi come cagnolini, quelli potrebbero essere un problema. Niente. Attento a non scivolare in acqua raggiunge le pietre, sulla sua ha disegnato una X con il pennarello tanto chi vuoi che scenda a controllare i massi sul fiume? Alzata la pietra un sospiro di sollievo, l’involucro è ancora lì. Apre la busta plastificata impermeabile e ne estrae una seconda busta, la soppesa, duecentocinquanta grammi di hashish. Libano rosso, ottima qualità, pure fresco. Mette in tasca il pacchetto, la pietra torna al suo posto. Con due balzi risale la scarpata, il piede scivola si ritrova con il naso nell’erba umida, cazzo. Rialzato vede che sulle ginocchia i jeans sono macchiati di verde, ‘fanculo. Come un marine attento ai vietcong controlla la strada, nessuno. Risale, torna sulla panchina a riprendere fiato. Ora ha la merce con sé, attenzione. Quando sta per rialzarsi sente una voce conosciuta. – Mario! Ma guarda un po’ chi vado a incontrare… Non c’è nessuno a quest’ora. - Fulvio Nocitino, dei tre fratelli Nocitino, i tre tossiconi, quello di mezzo. Il più intelligente ma anche il più viscido e infido. Chissà da quanto tempo era lì? Lo stava seguendo? – Ciao Fulvio… Come mai da queste parti? - Mario lo guarda dal basso in alto, Fulvio è almeno quindici centimetri più alto del suo metro e sessanta. – Oh, così… Passeggiavo. - – Non mi sembri il tipo che passeggia per la città tanto per passare il tempo. - – Non ti si può fregare, eh? Hai ragione, in realtà stavo cercando un pusher nuovo, mi hanno detto che lavora sulla strada tra qui e l’ospedale. Inizia verso le sei di sera e sta in giro finché ha roba. Roba buona, eroina nemmeno tanto tagliata, da farci attenzione, ma tanto noi sappiamo gestirla bene, no? - – Parla per te, io ho smesso con quella merda, sono stato in comunità. - – Eeh… – Fulvio gesticola ampiamente – Anche io ne ho viste tante di comunità, vanno bene se fa freddo, se hai qualche problema di salute o di soldi, no? Poi si torna a fare la nostra vita, no? - Mario grugnisce, quando si leva dalle palle questo stronzo? – Ma non è che tu l’hai visto questo tipo nuovo? - – Non ho visto nessuno, sono qui da dieci minuti e non c’è anima viva. Ma poi chi è? È italiano? Marocchino? - – Non lo so, me l’hanno solo detto che c’è uno nuovo… Ma… non è che sei tu che vendi roba? - – Io? Ma che cazzo vai a pensare? Lo sai che ci ho provato una volta sola, a venticinque anni, tre anni di galera mi sono bastati, basta spaccio. Proprio basta. - E poi, pensa, se vendessi qualcosa mica lo farei- sapere a te che sei il filo diretto con gli sbirri. – Ok, peccato. Sarebbe stato bello, te ne avrei offerto un po’, in ricordo dei vecchi tempi. Ma, dici un po’… nemmeno un po’ di fumo hai? - Mario scuote la testa decisamente. – No, niente. - – Sicuro? Guarda che ti pago bene… - – No-o-o. Niente. Sei sordo? - – Occhei. Occhei… Non ti incazzare, non ti incazzare, ora vado. - – Bravo. Buona serata. E buona caccia al pusher… - Una vena ironica ma l’altro non coglie, è sempre stato lento l’amico, il vecchio amico, l’ex amico. O forse, come tutti i tossici in fregola con la roba, esclude tutto dal suo pensiero tranne le informazioni per arrivare a lei. Si accerta che quello scompaia alla vista e si incammina in direzione opposta. Certo che ho il fumo, certo che lo voglio vendere, oltre a fumarmene almeno la metà, certo. Ma di sicuro a uno spione come quello non lascio niente, infame! Mario attraversa la città deserta, anche di auto ne passano proprio poche. Sul corso principale mentre sta attraversando vede le luci blu lampeggianti avvicinarsi, cazzo. Resiste all’impulso di correre via, la cosa peggiore da farsi, cammina lentamente. Quando l’auto è vicina si impone di voltarsi a guardarla con aria tranquilla, un sorriso, non troppo ampio che sembra li prendi in giro. Sull’auto due carabinieri, uno mai visto, giovane, l’altro lo conosce fin troppo bene. Rallentano, lo guardano, parlano tra loro. Lui si volta nella loro stessa direzione e inizia a camminare, fai vedere che non hai paura, che ti senti sicuro, magari pensano che non hai niente… L’auto improvvisamente accelera e scompare avanti. Visto? Grande che sono. Mica un poveraccio come quel cazzone di Fulvio. Si avvicina a casa, risale per la città vecchia, abbarbicata sulla collina. Nella piazzetta davanti la chiesa dei Santi Nicola e Bernardo si siede sulle panchine al fondo, sotto gli alberi. Il suo posto di lavoro. Con un coltellino taglia in tre parti il pezzo di fumo, duecentocinquanta diviso tre fa… vabbè, è sempre troppo grosso, toglie ancora un bel pezzo, ne rimane una cinquantina di euro. Nasconde tutto il resto dietro un cespuglio, in un pacchetto di nylon. Non sa nemmeno lui perché, non l’ha mai fatto. Stai a vedere che invecchio anch’io, paranoie assurde. Torna a sedersi. Dopo qualche minuto vede un giovane salire la scalinata che arriva da sotto, dalla piazza del municipio, si guardano poi quello si dedica al panorama dei tetti illuminati, la sera è limpida, piuttosto freddina ma il panorama è sempre bello. A Mario sembra che ogni tanto quello si giri per guardarlo rapidamente, forse, forse no. A un certo punto quello si avvicina lentamente, lo sta guardando, un sorrisino complice. – Ciao. Bella serata eh? Un po’ fredda magari. – un lieve accento meridionale, Mario lo sente ma non lo riconosce. – Proprio. Ciao a te, ci conosciamo? Non mi sembra... – essere sospettoso con gli sconosciuti, prima regola. – No, non direttamente almeno. – sorride, come chi sa qualcosa ma non vuole dire. – Cosa vuoi dire? – fingere di non sapere niente, prima regola. – Mi ha parlato di te un amico… - – Non ho amici che parlano di me, se lo fanno non sono amici. - – Giusto, giusto… Non mi ha parlato proprio di te, non mi ha fatto nomi, mi ha detto che a una certa ora, in questo posto si può trovare roba buona… - – Cazzo dici? Qui roba non ne gira, se vedo qualcuno usare roba nei dintorni lo sistemo io… sei un tossico? – di certo non ha l’aria da tossico, ma la prima regola… ok, ci sono molte prime regole. – No, per carità, proprio no, ti pare? Fanno schifo pure a me quelli… No mi diceva che qui si trova del fumo buono, così, per passare una serata allegra, tra amici… - – E chi sarebbe questo tizio che fa girare certe notizie? – gli infami sono meglio di una campagna pubblicitaria in televisione. – Lo conosci no, Giulio? Quello che lavora di sotto, alla piazza del mercato, ci fa le pulizie. Un bravo ragazzo, forse beve un po’ troppo ma non ha mai fatto male a nessuno. Mi ha detto che qui si può trovare roba onesta, buona a prezzi onesti. Ne sai niente tu? - – Dipende, dipende… - Mario è indeciso, Giulio è un ubriacone che conosce da vent’anni. Ma lui è sempre conciato male e vestito peggio, questo qui è tutto tirato, sportivo ma firmato. Come fanno a conoscersi? Mai fidarsi, sempre la regola. – E tu Giulio come lo conosci? Lavorate insieme? - – No, no… – sorride – Lo conosco perché conosco suo fratello, l’ho conosciuto al bar. Il fratello dice che se al bar gli offri il caffè almeno quella volta lui non beve vino, birra o qualche porcheria… Così se lo incontro al bar gli offro anch’io il caffè, tutto lì. Poi chiacchierando gli ho detto che avrei voluto passare una serata con gli amici a ridere… - – Ok, ok.. Basta così… - – Allora? Ne hai? - – Ne ho un po’, non tanto. Quanto ne vuoi? - – Mah… una cinquantina di euro? - – Va bene… a quello arrivo. - Tira fuori il pacchetto, lo apre e mostra il pezzetto al tipo. – Roba buona eh! Ti hanno detto giusto. Cinquanta euro è tutto tuo. - Il tipo si avvicina, apre il giubbotto come per prendere il portafoglio. Un momento… cazzo ha lì? Sotto il braccio, una pistola! Chi cazzo è. Quello tranquillo alza la testa e parla a voce alta. – Tutto a posto. Puoi venire. – guarda la strada dietro di loro. Anche Mario si volta, vede un carabiniere in divisa arrivare, un ghigno da stronzo in faccia. Che fare? Niente, cazzo, proprio niente. – Eh, amico mio… – riprende il primo – come spacciatore non sei poi un granché… il tuo primo cliente della serata è un carabiniere e tu ci caschi subito. Fammi vedere cosa abbiamo qui… – gli prende il pezzo di fumo, lo annusa. – Buono, proprio buono direi… – lo indica all’altro – Almeno sulla qualità non mentiva, roba buona sì. - Quello in divisa si piazza dietro le spalle di Mario, come potesse scappare… – E che facciamo ora, caro il mio Mario? - – Mi conosci? - – E chi non ti conosce, in caserma almeno. – ridono entrambi – Mario Barilla, un nome una garanzia. Roba buona, l’hai detto tu. - – E adesso che volete fare? - – Facciamo, facciamo… Che dici? – si rivolge al collega – Quattro anni per spaccio non glieli leva nessuno, no? - Mario girato verso il primo lo sente ridere, proprio stronzo. – Ma va’ Mario, questa sera siamo buoni. Troppo buoni, ci ringrazierai. Non è nemmeno così grosso il pezzo… Facciamo che non ci siamo mai incontrati, eh? Tu te ne vai tranquillo. Magari se ci rincontriamo ci racconti un po’ come vanno le cose da queste parti, no. - – Non è il tipo. – interviene quello in divisa – Ci hanno provato in tanti ma lui non ha mai ceduto, anche se ne avrebbe tutto da guadagnare. - Mi conosce pensa Mario. – Visto che mi conosci lo sai, bravo. Io non faccio certe cose, nemmeno ai nemici. - – E allora preferisci finire dentro? - – Piuttosto che fare l’infame… - – Va bene, tutto d’un pezzo l’amico. Va bene. Stasera siamo buoni te l’ho detto. Non ci siamo mai incontrati, ok? - – Ma il pezzo? - – E che? Ora lo vuoi pure indietro? Buoni ma non scemi… Stammi bene Barilla. - I due si allontanano verso la strada ridendo tra loro, Mario li guarda immobile, anche i pensieri sono fermi. Solo una volta che sente il rumore dell’auto che si accende per poi partire si lascia andare. Un fiume in piena. Il fumo, volevano solo prendermi il fumo, bastardi. Proprio bastardi… Va bene, meglio così che essere arrestati, ma prendere il fumo per fumarlo senza pagare, bastardi. E Giulio che c’entra? Magari niente, non mi sembra il tipo, lui è uno a posto. Chissà chi gliel’ha detto, di certo non tradiscono la loro fonte, l’infame. Sente il cuore che ancora batte a velocità impressionante, sembra abbia fumato crack. Si ritrova bagnato di sudore, man mano che si calma comincia a sentire il freddo sui vestiti fradici. Poi si ricorda che ha nascosto i pezzi grossi. – Ah ah! – quasi grida – Pezzi di merda! Mario Barilla ve l’ha messa in culo! Siete solo due sbirri disonesti e scemi. Ah ah! - Recupera l’involucro, c’è almeno il quadruplo di quanto ne hanno sequestrato. Anzi hanno rubato, bastardi. Con un sorriso anche lui lascia la piazza, diretto a casa.