La rivincita di Costanzo Preve

Ieri sera, non so come e per quale motivo, mi sono imbattuto nel video di una vecchia intervista che Diego Fusaro fece al suo mentore filosofico, Costanzo Preve. La curiosità e una buona dose di morboso masochismo mi hanno spinto a rivedere diversi video che riassumono il pensiero del filosofo torinese, scomparso ormai da alcuni anni. Alla fine posso dire che l'ascolto è stato estremamente interessante perché mi ha fatto comprendere una cosa davvero notevole e inaspettata: Costanzo Preve oggi, a una decina di anni dalla sua morte, non è più il teorico ex marxista rinnegato e reietto da tutta la comunità dell'estrema sinistra. Tutt'altro: credo che le sue teorie stiano facendo incredibilmente presa su una buona parte di quel mondo che lo aveva etichettato sbrigativamente come fascista (peraltro con qualche comprensibile ragione).

Ispirato dalle domande di Fusaro, il suo allievo prediletto che oggi è diventato famoso e parte di quel circo mediatico che avrebbe fatto inorridire Preve, il filosofo torinese riassume per i posteri nei video di YouTube il suo pensiero. Preve si riteneva, alla conclusione della sua parabola teorica e di vita, ancora dentro la tradizione storica marxista, seppure insistesse sulla preminenza di Hegel e Fichte rispetto a tutti i grandi filosofi della storia. Lo stesso Marx, continuando su quella medesima tradizione, resta per Preve un filosofo idealista, non essendo riuscito a rovesciare nel materialismo il discorso hegeliano, che resterebbe invece valido nei suoi assunti di dialettica, totalità, verità etc.

Su questa base teorica decisiva, Preve costruisce il filo del suo pensiero filosofico e politico. Innanzitutto c'è l'ontologia dell'essere sociale mutuata da Lucacks, poi la distinzione tra capitalismo e borghesia, quindi la critica radicale al post-modernismo e la costruzione di un anticapitalismo che si fonda sul dogma hegeliano dello Stato come realizzazione dello Spirito (Preve sibila in maniera inquietante in un video che “Lo Stato non finirà mai”) e sul comunitarismo come rifiuto dell'assimilazione delle culture e delle radici locali, a suo modo di vedere un'omologazione operata dal mercato globale e quindi da osteggiare. Le conseguenze del sistema filosofico ipotizzato da Preve porteranno Fusaro a insistere su tematiche quali la difesa della famiglia tradizionale, l'anti-americanismo, il superamento della dicotomia destra-sinistra e la geopolitica.

Soprattutto è la Geopolitica, richiamata dallo stesso Preve come il fondamento del nuovo anticapitalismo, ad essere sinistramente attuale, basti vedere quanta parte di estrema sinistra abbia declinato su di essa tutto il suo storico anti-imperialismo, considerando (secondo loro in linea con Lenin) l'imperialismo americano come l'unico egemone e quindi l'unico da combattere. Questo dogma geopolitico assegna a uno Stato qualsiasi, seppure esso sia una dittatura poliziesca sanguinaria, una funzione progressiva nel contesto del contrasto al dominio degli USA e dei suoi alleati europei. Il gioco è fatto quando ricordiamo il motto hegeliano di Preve sullo Stato che non finirà mai e quindi sulla conseguente scomunica di ogni movimento anti-autoritario, di ogni ribellione al potere degli Ayatollah o degli Oligarchi, ovviamente tutto bollato come rivoluzioni arancioni pagate dagli USA.

Anche il comunitarismo è sempre più sdoganato, ogni emancipazione dalla prepotenza di Stato e Patriarcato viene intesa come un cedimento al pensiero unico globalizzato del capitalismo. Qui agisce tutta la filosofia idealistica della Verità e la sua realizzazione antropologica e politica, in relazione anche ai balbettamenti del marxismo su questa tematica, sempre in bilico tra un economicismo totalizzante e ottuso e la sua diffidenza della decostruzione dell'umanesimo operata dai vari Nietzsche, Foucault e Deleuze-Guattari.

In conclusione, possiamo dire come le scomuniche operate dai marxisti al pensiero di Preve appaiano oggi sempre più deboli e lontane, quando alle ultime elezioni politiche nazionali abbiamo visto lo spirito delle idee del professore torinese su almeno tre o quattro liste elettorali, da Italia Sovrana e Popolare a Italexit più qualche pezzo di Unione Popolare e di altri piccoli gruppi no vax, filo russi e di estrema destra: sommate in voti siamo vicini al 5%, un risultato davvero impressionante se paragonato alla solitudine nella quale si dibatteva in vita Costanzo Preve, circondato da pochi affezionati seguaci e da un risentimento feroce contro quella sinistra che lo aveva insultato ed emarginato. Oggi forse sarebbe contento di assistere a quella che mi sembra sempre di più una clamorosa rivincita postuma.