Millevie

Scendere, ed in qualche maniera smettere di credere che dare importanza alle cose che richiamano la mia attenzione sia così importante, abbassare il livello. Cosa vuol dire in termini concreti? Oggi ho raccontato allo psico di un sogno, il mio psico è Junghiano ed l'ho scelto perché arrivavo da una discreta formazione classica e letteraria, Jung era naturale perché Jung è lo psicologo degli umanisti, qualcuno scrivendo della sua relazione professionale con Kerenyi lo ha definito il può antropologico degli psicologi, Kerenyi il più psicologico degli antropologi. Indubbio, lo vedo da come facilmente scivolo da un testo all'altro per poi magari passare ad un recente saggista come Nucci o la Cantarella, quello è il nostro background, per assurdo persino più radicato di quello di un tedesco o di un francese.

Per me questo ha un significato molto chiaro, ed è evidente nei testi, è qualcosa in cui ho imparato a sguazzare senza saperlo, i licei italiani sono stati disegnati da Gentile (fascista) sulla falsariga culturale di Croce (liberale antifascista), ah! Il paese delle contraddizioni..

Si certo tutta questa è teoria, teoria che vorrei lasciarmi dietro, disimparare come direbbe Yoda, torno al sogno.

E' un sogno erotico molto semplice, forse perché non lo ricordo in tutti i dettagli: sono in auto in qualche crocevia autostradale molto fitto, cerco parcheggio fra gli interstizi, lo trovo accade qualcosa di poco chiaro, mi dirigo verso un ristorante/autogrill, un luogo non bellissimo, lì incontro due donne, una giovane ed una più matura, si stabilisce una vaga tensione erotica, inizialmente con la giovane, poi anche con l'altra, non è chiaro cosa sia il soggetto dell'interazione, fatto sta che ad un certo punto mi siedo in quella che sembrerebbe un gruppo di sedie messe nella stessa direzione (come in un piccolo cinema/teatro) davanti a me sta la donna giovane, l'altra si siede letteralmente sopra di me, in braccio. Cominciamo a pomiciare, sento distintamente una sorta di dispiacere, perché l'una in qualche maniera esclude quell'altra seduta davanti a me, però mi lascio trasportare e nelle nostre effusioni un mio dito lentamente va ad esplorare le sue intimità, nonappena arrivo alle propaggini al suo clitoride le sensazioni si amplificano, facciamo “click”, però lei si interrompe ed il sogno finisce.

'nzomma nulla di che, la costante per me è questa “doppia donna” che appare spesso nei sogni. Se una è affettuosa l'altra è fredda e scostante, cose di questo tipo. L'autoanalisi, sulla quale raramente lo psico aggiunge dettagli (mio malgrado), farebbe pensare ad un passaggio che tarda ad avvenire, da una fase più giovanile ad una più matura della mia interiorità.

Ecco sì ha senso, ne vedo gli effetti nella realtà, però anche questa è testa, testa umanistica, ormai l'analisi dei sogni è rara, ma nonostante tutto, razionalità.

Certo ha un senso, certo io fatico a lasciarmi dietro l'idea di un amore idealizzato, però forse è il caso di lasciare dietro oltre alla speranza dell'amore come finora l'ho cercato (con scarsi risultati) anche tutti questi lacci e laccioli analitici.

Piuttosto preferirei che mi “guidassero” le donne reali, o quelle dei sogni, entrambe, ironia, più concrete del sotto prodotto della digestione analitica. Ed anche questo è scendere, smettere di dare una spiegazione razional-poetica al mio amare perché non ho mai accettato fino in fondo la teoria.

C'è qualcosa che mi tiene legato emotivamente all'idea di poter avere una profonda comunicazione intima con una partner, di essere infantile e stupido, e se questa parte è rappresentata dalla donna giovane, forse è per questo che ancora le sono così legato, dall'altro lato mi sembra di trovare solo una consuetudine, una disinibizione data dall'esperienza e non dalla delicatezza.

E su questo, direi che smetterò di scrivere perché anche questa è tutta analisi, perché mi sto perdendo una infinità di sfumature.

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D: Che cos'è la complessità? S: E' la Babele D: Non è una risposta S: Se avessi studiato un pochino lo capiresti D: Eddai non fare il bacchettone, e comunque conosco la storia, non c'è una risposta, è solo un'altra domanda. Potrei dunque chiederti, perché gli uomini di Babele han fatto quella fine, potevano evitarla? S: Beh il mito di Babele è un “mito cautelativo” D: Comincio ad odiarti.. S: Non c'è una cazzo di risposta, smetti di fare inutili domande e datti da fare!

D: Beh sai, non è così facile, anzi e greve ed oscuro essere nella complessità, nessuna direzione è giusta, o tutte lo sono, come nella tua Babele delle lingue. S: Lo sento anche io, forse dovremmo prendere alla lettera certi miti, se Babele è una torre allora scendere è la cosa più ovvia. D: Cheddici.. siamo al terzo piano, se scendiamo in strada risolviamo qualcosa? Oltre ad intirizzirci per il freddo? S: Abbiamo solo immagini, no? Scendere spesso vuole dire ascoltare ciò che sta in basso, il respiro, lo stomaco, le budella.. rallentare.. D: Sento che se mi fermo scoppio a piangere, penso che penso solo per non cadere nella disperazione.

S: E' una possibilità migliore di altre D: Cadere nella disperazione? Potremmo non uscirne S: Siamo su una torre, cadere è la cosa più ovvia, la disperazione potrebbe essere più morbida del terreno. Ora che ci penso, tu hai mai visto la terra? Dicono sia un mondo vastissimo. Non sei un po' curioso?

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